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1 Aprile 2014

Nuovo Risorgimento napoletano? Ecco come...

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Nuovo Risorgimento napoletano? Ecco come...

Il "Bibliotecario" - il focus di Antonio De Robbio sul blog di NapolinVespa. 

 

Come si diceva, dovremmo smetterla di lamentarci e fare (anche creando scandalo) qualcosa di completamente diverso, qui a Napoli. Qualcosa di audace, di abnorme, qualcosa che rompa finalmente l’incantesimo che gli ultimi 70 anni hanno prodotto. Io credo che per fare questo noi dobbiamo re-imparare a sentire le cose.

La nostra caotica società da Tardo Impero è, in pratica, un guazzabuglio di  rumori senza un solo direttore d’orchestra che diriga questo traffico di note. Tutti hanno diritto a tutto – e ciò potrebbe anche essere giusto - se non fosse che il tutto ha a che fare con l’indeterminato. La visibilità è il totem di questo nostro tempo ma, forse, di troppa visibilità si muore. Non abbiamo un solo Maestro che possa indicarci la strada, in un qualunque campo. Solo vecchie, stantie idee che hanno la propria origine nell’Ottocento.  
Tutte idee giuste, intendiamoci!, ma, quando troppi galli cantano non fa mai l’alba ed il rumore di fondo… il rumore di fondo è insopportabile. Questo "rumore" castra ogni iniziativa che sia nuova: esce sempre fuori che ledi il diritto di qualcuno o fai del male a qualcosa. Ebbene, io non credo che questo (giusto) rivendicare la correttezza sia edificante, costruisca qualcosa. Non costruisce nulla poiché è una forma larvata di conservatorismo da Basso Impero.

Morale della favola: si vive nell’immobilismo totale. Tutto è veloce ma è fermo, tutti sono informati ma non sanno nulla. In questo senso, bisogna re-imparare: reimparare a sentire – e non solo narcisisticamente a fingere di ascoltare. Reimparare a vedere – e non solo a guardare. Reimparare la leggerezza – e non solo quella falsa del distrarsi. Reimparare ad edificare una città.

Per Napoli questo reinventarsi, questo reimparare non dovrebbe essere difficile. Il vero sentimento napoletano è la crudeltà – intesa come attaccamento alla realtà in modo quasi bestiale, pedestre, terrigno! Altro che pizza, mandolino e sciuscià. I napoletani , come tribù, hanno imparato a dar man forte a questo stereotipo, solo per non farsi dominare fino in fondo da chi tale stereotipo lo ha creato. In realtà essi sono in grado di fare le cose, di costruire le realtà, anche le più sgradevoli: 3500 anni di Storia lo dimostrano! Ed allora, diamoci da fare! Reimpariamo a destreggiarci con i nostri talenti che, per secoli, ci hanno agevolato la vita. Finiamola di farci la guerra, di sentirci masochisticamente come le barzellette che ci dipingono. Come? Ma con la banalità! Iniziamo a fare un censimento vero delle nostre opere d’arte: quante chiese chiuse ci sono in giro? Facciamo finta che siano 25: ebbene, diamole a giovani che possano intraprendere una attività turistica dentro questi spazi. Non il solito bazar che vende robetta oppure la solita (scontata) associazione culturale: qualcosa di nuovo. La chiesa Tal dei Tali (chiusa da decenni) potrebbe diventare un B&B per vacanze a tema. Se essa è posta, mettiamo, nel Centro Antico, sfruttiamo il popolo e la sua vivacità, facciamo incontrare gli stranieri con il popolo napoletano, scambiamoci, mescoliamoci. Napoli potrebbe diventare una “industria” tutta intera: la nuova industria dei mescolamenti. Mescolamento per il dizionario è:  “ Azione, anche energica o violenta, volta a ottenere un composto più o meno omogeneo mediante l'unione di componenti diversi;  miscelazione, anche casuale, di vari elementi “. Altra idea ( sicuramente di poco conto come la prima ): facciamo di Napoli la città dell’incontro amoroso aperto, senza discriminazioni, “pulito”.  Chiunque abbia a che fare con l’amore, in qualsiasi sua forma, potrebbe trovare una città pronta ad offrire ogni opportunità: apertura alle coppie di fatto omo ed eterosessuali, adozioni, divertimenti , impresa, cultura, banalità quotidiana eccetera.

Forse i modelli non dobbiamo più cercarli in questa mortifera Italia che non inventa nulla da secoli. Forse i Modelli sono quelli che vediamo all’estero, nelle meravigliose città tedesche , a Londra, a New York. Sono Modelli, a guardar bene, che crescono di anno in anno, nonostante la crisi che l’Europa sta attraversando. Modelli dove un Capitalismo fatto ANCHE di certezze e di buonsenso mette completamente fuorigioco il nostro becero e provincialissimo Capitalismo italiota, fatto soltanto di incertezza e precarietà. Fare di Posillipo una immensa Montecarlo con basso impatto ambientale è un’idea idiota? Chiaramente per fare partire queste facezie che ho narrato bisogna smetterla con “questo non si può fare perché deturpa” (e magari non è vero!!!),  “quest’altro non si può fare perché offende i marziani ed i venusiani”.…eccetera. Reimpariamo a distinguere le cose, le idee, le persone, gli eventi e godiamocela!
Antonio De Robbio

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