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29 Aprile 2014

Linea 1 - Metrò di Napoli: quando l'arte esce dai musei

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Linea 1 - Metrò di Napoli: quando l'arte esce dai musei

“Il Bibliotecario” – il focus di Antonio De Robbio sul blog di NapolinVespa

Tantissimi restano, dinanzi ad un’opera di arte contemporanea, quasi atterriti dal “che significa?”. Accade cioè che, essendo al 99% l’arte contemporanea non figurativa, il fruitore, forse in cerca di un volto oppure di un “senso”,  sente di trovare soltanto un qualcosa, spesso brutto. Ciò mi riporta a quello che dice Hauser nella sua Storia sociale dell’arte e cioè che, alla fine del mondo antico, quasi si perse memoria di un’arte figurativa. Se vediamo, infatti, i mostri che infestano le cattedrali romaniche, notiamo che di fattezze umane essi sono quasi sprovviste.

Ma  sicuramente, rispetto all’arte contemporanea, il problema è un altro: essa, lottando contro pre-giudizi a volte involontari, sta cercando un nuovo posto nella società - si è tramutata in installazione.  L’opera non è più appannaggio del Museo che, proteggendola, la mummifica ma vive dentro il tessuto urbano come parte integrante di quel continuum che è la città ed i suoi abitanti. L’opera contemporanea (o se volete l’installazione) più bella che c’è oggi in Italia è la Linea 1 della Metropolitana di Napoli. Ogni stazione segue un percorso ben definito che, a volte criticatissimo, insegue un SENSO; al tempo stesso ogni stazione fa di tutto per sollevare emozioni e quindi solleticare la coscienza. Infatti si è coscienti solo perché si hanno sensazioni.

Sì, ma quali sono i temi di queste stazioni napoletane? A mio parere, c’è un inconscio filo conduttore: la grecolatinità del sito! Mi scuso per il variopinto termine ma voglio dire che non c’è stato un solo buco, scavato per la Linea 1, che non ci abbia restituito qualcosa.  E’ una macchina del tempo inconscia molto più potente di quell’altra, i sotterranei di S. Restituta, in Duomo, che permettono all’incauto viaggiatore di passare attraverso 1000 anni di infrastrutture. Nella metro Linea 1 la grecolatinità è , più che mostrata ,  immaginata: templi, tombe, mura, porti. Non si vedono ancora ma mentre si viaggia sotto terra, si viaggia nel tempo.  

Poi ci sono i temi attuali, quasi tutti di una bellezza e plasticità inusitata. Garibaldi, l’inizio (o meglio, quello che sarà il nodo centrale di un cerchio che racchiuderà l’intera metropoli), è The Tube: l’underground ma anche il tubo, la freddezza del tubo che, mobile, ti scaraventa molti metri sotto terra. Duomo è l’uovo (come quello di Virgilio all’ Ovo) che racchiude un dentro-fuori tutto da percorrere. Università sono i pupazzi tipici del nostro tempo fumettoide con quei profili che nulla hanno di pre-raffellitico ma moltissimo della pietra nera, levigata, che si staglia contro il muro. Municipio possiamo solo immaginarla… ma conterrà parte di mura e disegni coloratissimi, forse uguali alle pitture parietali venute fuori dalla casa dei Dal Balzo. Toledo è l’elemento fuoco sottosopra, parte dal basso e si proietta verso l’alto: un Vesuvio rovesciato e che vomita sulle restanti mura aragonesi la propria vitalità. Basta, mi fermo: preferisco un elenco incompleto…

E dentro questi temi le installazioni degli artisti che, forti dell’elemento grecolatino, si sono messi a riempire di oggetti gli spazi. Perché non avrebbero dovuto farlo? Non è forse Napoli la capitale italiana dell’horror vacui? Di quella sensazione umanissima di voler partecipare con la PIENEZZA del proprio corpo a tutte le attività umane? Magari anche disturbando il prossimo! E sia! Eppure molti diranno: come è brutta questa arte! Quanto poco “classica” è! Amici miei, queste installazioni sono quelle che sono: arte da vivere, da attraversare; arte tramite la quale immergersi nel flusso continuo della città. Sarebbe stato quanto meno imbarazzante mettere la Cappella Sistina oppure, chessò, Monet nei corridoi di questo dedalo di vicoli sotterranei. Che senso avrebbe, oggi, un’arte del genere? Nessuno! Eppure… quella copia dell’Ercole Farnese, alla stazione Museo, sembra riassumere tutto. Una copia dentro il cristallo e la plastica della stazione: un’installazione geniale!

Ammirate la bellezza delle stazioni già realizzate e dei progetti cliccando QUI

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