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26 Maggio 2014

Prendersi cura di un teschio?!? Ma i napoletani sono pazzi o cosa..?!?

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Prendersi cura di un teschio?!? Ma i napoletani sono pazzi o cosa..?!?

A prima vista sembrerebbe assurdo eppure il Culto delle anime pezzentelle svela il filo diretto che Napoli ha voluto instaurare con la morte; un modo per ingraziarsela e allontanarla; un'originalissima fusione di religione, superstizione, esoterismo, folclore... che inevitabilmente contribuisce a rendere ancora più straordinaria una città "smisurata" come Napoli.
Per capire veramente Napoli non puoi soffermarti solo sulla storia e l'arte di cui sono intrise le sue strade ma devi necessariamente provare ad entrare nel suo straripante e assurdo mondo fatto di tradizioni, folclore, miti, leggende e detti che condizionano l'approccio alla vita dei napoletani a loro insaputa.

Molti sono a Napoli gli antichi ossari, come quelli del Cimitero delle Fontanelle e della Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco in via dei Tribunali. Veri e propri cimiteri che ospitano i resti mortali di tutti coloro che non potevano permettersi una degna sepoltura e le vittime delle varie epidemie che hanno flagellato la città nel corso della sua storia. (La sola peste, nel 1656, provocò almeno trecentomila morti): il risultato è uno straordinario mix di storia, antropologia, cultura, spiritualità sacra e profana e leggende popolari.

Antiche cave di tufo ospitano migliaia di scheletri tutt’oggi integri e teschi accumulati gli uni sugli altri. Sono luoghi densi di mistero e di leggende. Accedervi è iniziare un percorso “metafisico”, dunque, tra i diversi mondi di quel confine con l’aldilà che solo a Napoli è possibile vedere e toccare.

Il 1836 fu l’anno del colera.

Nel 1837 un’ordinanza bandì gli ossari in chiese e parrocchie cittadine, e tutti questi ulteriori resti furono convogliati nell’antica cava; da quel momento, la sistemazione delle ossa fu curata con attenzione dal popolo napoletano: si allestirono edicole, teche e altari, e nacque l’usanza popolare di “adottare” un teschio dedicandogli preghiere e pensieri, nella speranza dell’espiazione.

In particolare, a fine Ottocento, raggiunse la sua massima diffusione il culto delle anime del Purgatorio, alle quali si dedicavano attenzioni e riti sfocianti a volte nel paganesimo: al teschio adottato si offrivano teche di vario genere (in marmo, da parte dei fedeli più ricchi, ma anche in legno o in latta), impreziosite da cuscini, merletti e decorazioni, e non si facevano mancare fiori e lumini, accompagnati da bigliettini con preghiere, richieste, fotografie o ringraziamenti, che venivano inseriti direttamente all’interno delle “capuzzelle”. Su molte di queste, la tradizione popolare tramanda antiche leggende e credenze, ricche di fascino e mistero.

Negli ultimi anni, è stato effettuato il consolidamento statico delle antiche cavità tufacee, e si è condotto un lavoro di recupero, catalogazione, pulizia e risistemazione dei resti mortali, a seguito del quale oggi il Cimitero delle Fontanelle è di nuovo aperto e fruibile ai visitatori.

Ma il punto di partenza era comunque la preghiera per tali anime. Le ossa anonime, accatastate nelle caverne lontano dal suolo consacrato, sono diventate ben presto per la gente della città le anime abbandonate - le cosiddette anime pezzentelle - un ponte tra l'aldilà e la terra, un mezzo di comunicazione tra il mondo dei morti e il mondo dei vivi, segno di speranza nella possibilità di un aiuto reciproco tra poveri che scavalca la soglia della morte: poveri sono infatti i morti, per il semplice fatto di essere morti e dimenticati, e poveri i vivi che vanno a chieder loro soccorso e fortuna.

Al teschio, spesso, era associato un nome, una storia, un ruolo. Ancora negli anni settanta c'era l'abitudine di sostare di notte ai cancelli del cimitero per aspettare le ombre mandate dal teschio di don Francesco, un cabalista spagnolo, a rivelare i numeri da giocare al lotto.

Spesso il napoletano, più che altro le donne, si recava sul posto, adottava un teschio particolare che l'anima le aveva indicato nel sogno. Da questo punto in poi il cranio diventava parte della famiglia del devoto.

Al cimitero delle Fontanelle, il comportamento rituale si esprimeva in un preciso cerimoniale: il cranio veniva pulito e lucidato, e poggiato su dei fazzoletti ricamati lo si adornava con lumini e dei fiori. Il fazzoletto era il primo passo nell'adozione di una particolare anima da parte di un devoto e rappresentava il principio affinché la collettività adottasse il teschio.

Al fazzoletto si aggiungeva il rosario, messo al collo del teschio per formare un cerchio; in seguito il fazzoletto veniva sostituito da un cuscino, spesso ornato di ricami e merletti. A ciò seguiva l'apparizione in sogno dell'anima prescelta, la quale richiedeva preghiere e suffragi.

I fedeli sceglievano chi pregare e a chi offrire i lumini nelle loro visite costanti e regolari. Solo allora il morto appariva in sogno e si faceva riconoscere.

In sogno comunque la richiesta delle anime è sempre la stessa: tutte hanno bisogno di refrisco, cioè di refrigerio.

Si pregava l'anima per alleviare le sue sofferenze in purgatorio, creando un vero e proprio rapporto di reciprocità, in cambio di una grazia o dei numeri da giocare al lotto. Se le grazie venivano concesse, il teschio veniva onorato con un tipo di sepoltura più degno: una scatola, una cassetta, una specie di tabernacolo, secondo le possibilità dell'adottante. Ma se il sabato i numeri non uscivano o se le richieste non erano esaudite, il teschio veniva abbandonato a sé stesso e sostituito con un altro: la scelta possibile era vasta. Se il teschio era particolarmente generoso si ricorreva addirittura a metterlo in sicurezza, chiudendo la cassetta con un lucchetto.

I teschi, inoltre, non venivano mai ricoperti con delle lapidi, perché fossero liberi di comparire in sogno, di notte. Secondo la tradizione popolare infatti l'anima del Purgatorio rivelava in sogno la sua identità e la sua vita. Il devoto ritornava allora sul luogo di culto, raccontava il sogno, e se l'anima del teschio era particolarmente benevola, si concedeva a tutti di pregare lo stesso teschio determinando così una sorte di santificazione popolare.

Utili erano tutti i tipi di segni che potevano venire alle anime. Un primissimo segno era il sudore, cioè la condensa da umidità. Se ciò si verificava era segno di grazia ricevuta. Se il teschio non sudava, questo veniva interpretato come una sofferenza dell'anima abbandonata e cattivo presagio. In questo caso si chiedeva soccorso a Gesù e, soprattutto, alla Madonna. Ancora oggi un teschio particolarissimo riguardo questo fenomeno è quello di donna Concetta, insolitamente e costantemente lucido.

L'unico mezzo di comunicazione tra i vivi e i morti era il sogno: dai sogni spesso nascono così varie personificazioni delle anime pezzentelle, ed ecco moltiplicarsi le diverse figure di giovinette morte subito prima del matrimonio, di uomini morti in guerra o comunque in circostanze drammatiche e singolari.

Il culto fu particolarmente vivo negli anni del secondo conflitto mondiale e del primo dopoguerra: la guerra aveva diviso famiglie, allontanato parenti, provocato morti, disgrazie, distruzioni, miseria. Non potendo aspettarsi aiuto dai vivi, il popolo lo chiedeva ai morti, e l'evocazione delle anime purganti diventa insieme la concreta rappresentazione della memoria e la speranza di sottrarsi miracolosamente all'infelicità e alla miseria.

Questo ed altri racconti avvincenti sono i protagonisti dei Vespa Tour di NapolinVespa

Photography: Naporama.it 

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