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7 Maggio 2014

Luoghi comuni su Napoli. Veri o falsi?

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Luoghi comuni su Napoli. Veri o falsi?

"Il Bibliotecario" - Il focus di Antonio De Robbio sul blog di NapolinVespa

Fughiamo subito ogni dubbio: tutti i  luoghi comuni su Napoli sono veri! E diamo una volta per tutte la risposta definitiva a questo fatto: …e chi se ne frega????  Sì perché il luogo comune, proprio perché “comune” - popolare ghiribizzo inconsistente - abbisogna di una risposta comune, cioè inutile! Ma, purtroppo per loro , la nostra risposta su Napoli è sentitissima poiché i luoghi comuni sono categorie usate dall’ignoranza (che è il massimo grado di malafede) per capire in modo spiccio quello che non si riesce né a Vedere – dopo aver guardato – né ad intendere.  Io non ho nulla contro le categorie, ho molto sull’inconsistenza dell’ignorante.  Sì perché i luoghi comuni non sbagliano nei contenuti, sbagliano nella forma: essi sono come piccoli malanni che diventano febbri gialle, artifici retorici per non raccontare. Cosa è il raccontare a Napoli, lo nciuciare? Il raccontare a Napoli è una funzione del Corpo e non solo della bocca . Napoli vive ancora oggi con il Corpo e non solo con il  Flatus Vocis. Notare che Treccani così spiega questo latinismo:  “Flatus vocis locuz. lat. (propr. «emissione di voce»). – Espressione tradizionalmente attribuita al filosofo Roscellino di Compiègne (morto intorno al 1120), massimo rappresentante del nominalismo medievale, secondo il quale i concetti universali non hanno alcuna realtà oggettiva e sono soltanto semplici nomi (cioè, appunto, dei flatus vocis). È talora ripetuta nel linguaggio comune, riferita in senso polemico a discorsi privi di consistenza o a promesse che non hanno seguito “. Discorsi privi di consistenza, appunto... Nel vuoto delle menti vuote – che non hanno classe sociale e/o grado d’istruzione – è più facile non sapere ed appoggiarsi al luogo comune. Il luogo comune, spesso, per un popolo come l’Italia, è una nevrosi ossessiva. Il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d’Europa vive la propria cecità come un dono del cielo…invece di vivere la propria pochezza come orrore! Pur di non raccontare l’affabulazione che invade Napoli, la si presenta come un luogo che puzza, un posto di merda & piscio, un posto di assassini per strada…La nevrosi ossessiva di un Paese senza identità, l’Italia, ha scaricato su Napoli , fin dalla primissima Unità, un veleno velenoso che avrebbe dovuto ucciderla! Perché? Forse perché, alla fin fine, Napoli era l’unica metropoli italiana, almeno per numero di abitanti. E il Regno delle Due Sicilie aveva ambasciatori in tutto il mondo, come nessun altro Regno d’Italia. Come si vede, la Storia spiega, NON il luogo comune! Discorsi privi di consistenza, appunto...

Prendiamo la Toscana e prendiamola soltanto come esempio poiché noi siamo contrarissimi  ai luoghi comuni: tutti a parlare del carattere spigliato e linguacciuto dei suoi abitanti.  Eppure il luogo comune è che si viva benissimo. Domanda: ma non sembra anche a voi che spesso il toscano medio sia maleducato? Linguacciuto sino all’inverosimile, il comico toscano (ad esempio) è un guazzabuglio di battutacce e di volgarità, spesso invadenti. Come si può vivere bene ed al tempo stesso convivere con questo fare linguacciuto paesano? E’ un luogo comune dentro il luogo comune. Oppure si spiega con la Storia? Si spiega con la Storia! I Medici, la famiglia aristocratica per antonomasia del Rinascimento, si erano fatti i soldi con l’usura: prestavano soldi a tutta l’Europa  a tassi di interesse altissimi. E l’usuraio, si sa, DEVE sapersela vedere: cioè deve essere linguacciuto! Luoghi comuni….luoghi comuni… Come per la Sicilia: persino intellettuali, al cinema, hanno dipinto questa terra come abitata da cosi neri, bassi, baffuti, con donne baffute, pelose, con la coppola. Luogo comunissimo: andate in Sicilia e vedrete metà della popolazione alta, bionda e con gli occhi azzurri! Donne ben inserite nel mondo del lavoro, uomini che , con gran garbo, parlano pochissimo di loro stessi.  Il luogo comune, qui in Sicilia, prende la Forma di una piovra e poi quella di un caimano pronto a fagocitare tutto e tutti. Quindi: Napoli-camorra, Milano-nebbia e freddezza, Torino-operaia.  Altro luogo comune: mai visto una città più in bilico tra lo stile bello dell’unica, vera, famiglia reale italiana – gli Agnelli – e kilometri di periferia oscura e spesso maleodorante.  E Roma? La ladrona per i Barbari, la megalopoli tentacolare per chi la conosce. E voglio ricordare che barbaro per un greco significava “colui il quale non sa parlare greco e quindi balbetta”. Un ignorante, quindi! Sono stanco di continuare…luoghi comuni…luoghi comuni…  

Forse la risposta ai luoghi comuni è quella che Edgar Morin dà ne Il paradigma perduto:  nel cervello non c’è nessun meccanismo che ci permetta di distinguere il vero dal falso. Ecco perché i miracoli, ed ecco perché i luoghi comuni: se lo nciucio diventa merce, sotto forma di giornalisti, ed invade il mondo , il modo migliore per vendere è distruggere Napoli! Lo si può fare poiché la gente crede, vede, spera, ama, detesta quel che VUOLE credere, vedere, sperare, amare, detestare eccetera.  E’ tanto facile! Ecco quindi che Napoli è sporca, ti fanno i “pacchi”, sono incivili…Il luogo comune sbaglia nella forma non nel contenuto: Napoli davvero in certi giorni ti fa bestemmiare l’Empireo! Ma questa è la forma della città, di ogni città: non sarebbe città un agglomerato la cui forma consistesse nell’armonia. Sarebbe molto bello, ma sarebbe altro, sarebbe borgo, non sarebbe città! La sensualità di Napoli tu la puoi scoprire soltanto quando - dopo averla capita! -  tu ti lasci sedurre. Allora ci sarà pure quello che ti fa il portafoglio ma c’è anche una continua fonte di gioia che io riesco  a VEDERE, non so voi! Cosa immaginate? La gioia-luogo comune dei mandolini e tutti che ballano? Non direi mai una cosa del genere….è un luogo comune….La gioia di cui parlo è questo Corpo che ti invade e tu vuoi essere invaso. Io credo che la sessualità non sia altro che uno dei tanti fatti culturali , prodotti da noi stessi,  che ogni giorno ci avvolgono e fanno di noi “esseri” dotati di coscienza e costruttori di identità. Ebbene, Napoli è sensualissima, ancora oggi, è la soluzione e non il problema.  Perché il problema è questa allucinazione collettiva che è il luogo comune su Napoli: sono gli stessi napoletani a coltivarla tale allucinazione, l’abbiamo detto mille volte! In realtà – e qui mi abbandono anche io al luogo comune – Napoli è l’Italia al cubo (parafrasando il genovese Gino Paoli).  Si vive dentro un’esagerazione che, alimentata dai luoghi comuni, non fa VEDERE alla gente quanto sia conveniente vivere qui.  E’ una specie di bazar dove si trova di tutto , un luogo dove persino azzuffarsi è comunicativo , una città che parla e comunica fino all’invadenza ed all’evidenza. E qui, un altro luogo comune: i napoletani passano per quelli che raccontano tutto di loro stessi, sono “buoni di cuore” (detesto i buoni di cuore! Li fuggo!) , o sole mio sta nfronte a tte! Falsissimo! I napoletani – intendo tutti quelli che stazionano sotto il Vulcano , aspettando…. – sono persone spietate, silenziose, ciniche, pagane. Altro che superstiziosi! Qui la superstizione è solo la capacità di saper vivere e VEDERE e STUDIARE come farlo nel migliore dei modi! Utilitarismo? Sì, forse - io lo chiamo Felice Esistenzialismo!  E non credere, carissimo lettore, che io ami tutto di questo Palcoscenico schizzato & debosciato: moltissime cose le detesto!  Le trovo invadenti ed irritanti…per esempio quel modo di dare quel “tu” a tutti che è un ennesimo luogo comune. Poi, mi vesto, vado in giro, affondo dentro i visceri di Forcella oppure mi guardo Ferragamo…ed allora…gioisco. Luogo comune!
Antonio De Robbio 

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